“Rispetta il pH della pelle” è la frase che almeno una volta nella vita avremo sentito pronunciare.

Conoscere i diversi pH della nostra pelle e del nostro corpo diventa di fondamentale importanza per imparare a rispettarci e a prenderci cura di noi.

A differenti pH, infatti, corrisponderanno diverse funzioni fisiologiche. Ma innanzitutto, cosa si intende per pH?

pH, di cosa si tratta e che importanza ha?

Il pH (potenziale di idrogeno”) è una grandezza fisica che indica l’acidità (e quindi la basicità) in soluzioni gassose e liquide. L’uso della funzione pH è molto utile, poiché permette di affermare che (a 25 °C) la soluzione è: [1]

  • Acida se il pH<7
  • Neutra se il pH=7
  • Basica se il pH>7

Il suo ruolo nel corpo umano è fondamentale, poiché influisce su molte funzioni fisiologiche cruciali. Il mantenimento di un equilibrio acido-base ottimale è essenziale per il corretto funzionamento delle cellule, dei tessuti e degli organi. Ogni sistema del nostro corpo presenta un pH ottimale che è fondamentale rimanga nei range fisiologici.

Per capirne l’importanza, il sangue umano ha un pH leggermente alcalino, compreso tra 7,35 e 7,45: un valore troppo basso può interferire con l’attività enzimatica e la funzione cellulare, portando a sintomi come affaticamento, confusione mentale e aritmie. D’altra parte, se troppo alto può causare iperattività neuromuscolare, formicolio, crampi muscolari e, in casi estremi, convulsioni. [2]

Lo stomaco, invece, presenta un pH altamente acido (pH inferiore a 3) per favorire la digestione degli alimenti e la distruzione di batteri nocivi. L’intestino tenue, invece, d’altra parte, è leggermente alcalino (pH > 7) per consentire l’assorbimento ottimale dei nutrienti.

Ad ogni organo e tessuto, pertanto, corrisponderà un preciso valore di pH, necessario a rispondere ai diversi bisogni del nostro corpo e della nostra fisiologia.

Corpo e pH: conoscerlo per rispettarlo

Conoscere il pH della nostra pelle e del nostro corpo diventa fondamentale per scegliere in maniera consapevole, ad esempio, quale detergente utilizzare.

Il pH della pelle presenta valori fisiologici leggermente acidi, normalmente compresi tra 4,2 e 5,6 anche se varia da zona a zona:

  • cuoio capelluto 4,0
  • cosce, gambe 4,5
  • tronco 4,7
  • viso 4,7
  • mani 4,9
  • zona genitale 4,5
  • ascelle 6,5

Occorre considerare, però, le differenze di gender, poiché in generale, la pelle maschile e quella degli adolescenti è leggermente più acida; mentre quella di neonati e anziani è vicina alla neutralità.

Rispettare il pH fisiologico della pelle diventa fondamentale perché si rispetti la fisiologica difesa nei confronti di microrganismi ostili alla salute cutanea, senza che venga alterata la microflora residente. Il mantenimento del pH cutaneo, pertanto, riveste un ruolo di fondamentale importanza in quella che è la funzione barriera esercitata dalla stessa pelle.

Un’alterazione del pH cutaneo può favorire, ad esempio, lo sviluppo di infezioni micotiche e/o batteriche.

È molto importante usare cosmetici e detergenti che abbiano un pH il più vicino possibile a quello della pelle senza alterarlo.

Un bagnoschiuma per adulti, ad esempio, dovrebbe attenersi tra pH 5 e 6; invece un detergente intimo per adulti tra 4 e 4,5. Allo stesso modo, se si considera che il pH di un latte detergente o di uno struccante rientra in un range tra 6 e 7, non possiamo quindi pensare di utilizzare lo stesso detergente per diverse zone del corpo, con differenti necessità. [3]

La variazione del pH vaginale nella donna

Nelle varie fasi della vita di una donna, il pH vaginale è soggetto ad alterazioni.

Durante l’infanzia, il periodo che va dalle prime settimane di vita fino alla pubertà, si osserva la mancanza di estrogeni e quindi di glicogeno nelle mucose, che si presentano ipotrofiche.
Anche i lattobacilli sono assenti: il pH vaginale quindi non è acido, ma neutro. Questo periodo è particolarmente a rischio di vaginiti e infezioni, perché le vie genitali sono prive di un sistema efficace di autodifesa.

Durante l’età fertile, invece, vista la presenza di estrogeni le mucose risultano ipertrofiche e ricche di glicogeno, situazione che favorisce la popolazione dei lattobacilli. Questi microrganismi determinano l’acidità del pH vaginale, che si attesta intorno a 4,4. Durante il flusso mestruale in genere l’acidità tende ad abbassarsi lievemente: è nei giorni immediatamente successivi al ciclo, infatti, che si potrebbe essere maggiormente a rischio di infezioni.

Gli estrogeni, invece, raggiungono tassi elevatissimi durante la gravidanza, con una conseguente maggiore ipertrofia della mucosa e un’abbondante presenza di glicogeno e lattobacilli. È in questa fase della vita della donna che il pH vaginale diventa più acido del solito (circa 3,5).

Per il motivo esattamente opposto, in menopausa, visto il diminuire sempre più dei livelli di estrogeni, la mucosa diventa progressivamente atrofica con scarsa presenza o assenza di glicogeno e di lattobacilli. Il pH diventa sempre meno acido, fino ad arrivare a livelli neutri, 7, o addirittura alcalini, tanto da rappresentare un importante periodo a rischio di infezioni e caratterizzato da sintomi soggettivi, come prurito e sensazioni di fastidio. [4]

A differenti fasi della vita corrispondono quindi diversi valori di pH. Conoscere e rispettare il proprio pH, pertanto, diventa un vero gesto d’amore verso sé stessi.

Fonte:

[1] myPersonalTrainer: pH del sangue
[2] MED Care: pH: cos’è e come si misura
[3] Choix: Quale detergente scegliere per il corpo? Questione di pH
[4]Medinews: L’età della donna e le variazioni del pH vaginale