È ormai risaputo che si diventa mamme sempre più tardi. Secondo Eurostat, infatti, l’età media delle donne nell’Unione Europea al momento del parto del primo figlio sta gradualmente aumentando attestandosi nel 2019 a 29,4 anni. [1]

Tuttavia, il nostro paese detiene il dato più alto d’Europa per anzianità delle donne al momento della nascita del primo figlio: 31,3 anni.

Parliamo di donne che, per necessità o per scelta, posticipano l’età della prima gravidanza e che però oggi possono scegliere di preservare la fertilità attraverso la crioconservazione degli ovociti. Ma di cosa si tratta? Come si effettua? Facciamo un po’ di chiarezza.

Crioconservazione, perché?

Oggi si sente sempre più parlare di social freezing o crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale, tanto da definirla come una terapia futura dell’infertilità.

Inoltre, in molti considerano la crioconservazione la nuova rivoluzione dopo quella della pillola, poiché è la tecnica che permette alle donne di conservare gli ovociti in previsione di una futura maternità. [2]

La crioconservazione dei gameti e dei tessuti umani ha il ruolo di mantenere inalterata la struttura e la funzione delle cellule, per un loro utilizzo nel tempo, mediante tecniche di congelamento che fanno uso di sostanze speciali (cosiddetti “crioprotettori”) per evitare al materiale biologico i danni legati alle basse temperature. Questa tecnica permette di congelare ovociti, embrioni e spermatozoi a temperature molto basse, di circa -196°C. [3,4] Il vantaggio principale consiste nel fatto che gli ovociti mantengono le caratteristiche dell’età in cui è avvenuta la crioconservazione, indipendentemente dall’età che avrà la donna quando li utilizzerà. [3]

I motivi che possono portare a scegliere la crioconservazione sono [3]:

  • necessità di sottoporsi a terapie mediche o chirurgiche, che potrebbero causare infertilità (radioterapia, chemioterapia ecc…);
  • trattamento precauzionale in presenza di malattie o condizioni che potrebbero influire sulla fertilità (malattie autoimmuni, menopausa precoce ecc…);
  • desiderio di programmare un’eventuale maternità o paternità in futuro, garantendosi così maggiori probabilità di riuscita (social freezing);

Che cos’è il “social freezing”

Forse non tutte sanno che anche in Italia la preservazione della fertilità è possibile da pochi anni per tutte le donne che lo desiderano. Si chiama appunto “social freezing” ed è la pratica di mettere da parte un proprio “tesoretto” di ovociti quando la nostra fertilità è ancora ottimale, solitamente dall’adolescenza fino ai 30-35 anni, per poterli utilizzare – eventualmente – successivamente. Una donna sana di 42 anni che “utilizza” i propri ovociti prelevati quando ne aveva 30 avrà statisticamente le stesse probabilità di una gravidanza regolare di quando lei stessa ne aveva 30. Al netto di eventuali patologie concomitanti insorte con l’età che possono rendere più complessa una gravidanza [6].

Attenzione: non bisogna confondere il social freezing con la preservazione della fertilità in caso di malattie, in particolare quelle oncologiche. Questa opportunità è infatti prassi da molti anni in Italia e viene offerta gratuitamente alle donne in età fertile che devono intraprendere una terapia prima dell’inizio della stessa. [6]

Come si svolge la crioconservazione degli ovociti

La crioconservazione è la fase finale di una procedura articolata che, eseguita prevalentemente in regime ambulatoriale, si conclude con il prelievo degli ovociti in regime di ricovero in Day Surgery e comprende (5):

  1.  Esami diagnostici preliminari tra cui il dosaggio ormonale per la valutazione della riserva ovarica ed ecografia transvaginale in fase mestruale con la misurazione della volumetria ovarica e la conta dei follicoli antrali;
  2. Induzione e monitoraggio dell’ovulazione. La donna si somministra una terapia ormonale, mediante iniezioni sottocutanee, che consente la maturazione contemporanea di più follicoli. Si eseguono ecografie transvaginali seriate per valutare dimensione e numero dei follicoli e dosaggi ormonali di estradiolo plasmatico e progesterone;
  3. Prelievo degli ovociti. Avviene per via transvaginale, sotto guida ecografica e in analgesia o in sedazione profonda.

Si possono congelare solo gli ovociti?

La risposta è no. La crioconservazione può interessare anche gli spermatozoi quando il paziente deve sottoporsi a cure chemio e/o radioterapiche che possano compromettere in modo irreversibile la produzione di spermatozoi vitali [7].

Questa tecnica può essere utilizzata anche da pazienti con un’importante alterazione dei parametri del liquido seminale per assicurarsi la conservazione dei propri spermatozoi in caso di peggioramento nel tempo dei parametri seminali: Consente, inoltre, di crioconservare gli spermatozoi ottenuti con una procedura chirurgica dal testicolo o dall’epididimo, in modo da evitare al paziente di sottoporsi al recupero chirurgico di spermatozoi per ogni ciclo di fecondazione assistita [7].

Infine, in un ciclo di procreazione medicalmente assistita può succedere di produrre embrioni in sovrannumero che non possono cioè essere destinati all’impianto immediato. La sopravvivenza di embrioni allo scongelamento è del 98%. Questi possono essere utilizzati nei tentativi successivi di gravidanza, nel caso in cui il primo non andasse a buon fine, o se si desidera un altro figlio [7].

Congelare gli embrioni evita alla donna di sottoporsi nuovamente alla stimolazione ormonale. Fino a qualche tempo fa questa pratica era vietata dalla Legge 40 che consentiva la fecondazione di soli tre ovociti per ogni ciclo e fissava l’obbligo di impiantarli tutti contestualmente, ma nel maggio 2009 una sentenza della Corte Costituzionale ha modificato questa parte della normativa, appellandosi alla tutela della salute della donna [7].

Che cosa si può fare degli embrioni crioconservati

Secondo la legge vigente, gli embrioni crioconservati si possono [8]:

  • utilizzare per un ulteriore tentativo di procreazione medicalmente assistita;
  • trasferire in un altro Centro specializzato e autorizzato;
  • abbandonare mediante un’apposita dichiarazione firmata. In questo caso la coppia rinuncia agli embrioni. La normativa italiana prevede che gli embrioni non possano essere donati ad altre coppie o alla ricerca scientifica, e che non possano essere distrutti. In caso di abbandono quindi gli embrioni rimarranno a carico del Centro presso cui sono crioconservati a tempo indefinito.

Disclaimer
Le informazioni riportate sono da intendersi come indicazioni generiche e non sostituiscono in alcuna maniera il parere dello specialista.

Fonti

[1] Quotidiano Sanità: In Italia si diventa mamma sempre più tardi. Età media 31,3 anni, il dato più alto d’Europa
[2] Donna Moderna: Crioconservazione: cos’è e come funziona, anche in Italia
[3] Sismer: Crionservazione di ovociti: che cos’è, come funziona, rischi, costi
[4] Fondazione Serono: Crionservazione
[5] Humanitas: Social Freezing (Crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale)
[6] valigia blu: Social freezing, la possibilità di preservare la fertilità della donna
[7] Centro Demetra: Crioconservazione
[8] Fondazione Serono: Sindrome dell’ovaio policistico: problemi e soluzioni