La toxoplasmosi è una malattia causata dal protozoo parassita intracellulare Toxoplasma gondii [1] e nella maggior parte dei casi non è sintomatica e non crea problemi all’uomo. La situazione cambia drasticamente nel caso della gravidanza, perché in questo caso il parassita può essere trasmesso attraverso la placenta al feto causando la toxoplasmosi congenita che può avere gravi conseguenze [1].

La maggior parte degli individui immunocompetenti che contraggono il parassita non sviluppa sintomi, o può manifestare sintomi aspecifici simili a quelli dell’influenza, tra cui febbre, mal di testa, dolore muscolare e linfoadenopatia. Nonostante un terzo della popolazione mondiale sia infetta dal parassita, spesso la malattia rimane non riconosciuta poiché appunto la maggior parte dei pazienti non presenta sintomi [1].

Toxoplasmosi e gravidanza, quali rischi?

 L’infezione di solito si contrae consumando e manipolando carne cruda o poco cotta, ma la toxoplasmosi può anche essere contratta attraverso il consumo di verdure e frutta non lavate accuratamente o mediante il contatto con la lettiera per gatti o il suolo.

Cosa succede se si contrae la toxoplasmosi prima della gravidanza? In questo caso l’infezione conferisce poco o nessun rischio per il feto, tranne nelle donne che si infettano fino a 3 mesi prima del concepimento, ma l’infezione nelle prime fasi della gravidanza comporta un piccolo rischio di trasmissione fetale, meno del 6%, i tassi di trasmissione variano tra il 60 e l’81% nel terzo trimestre [1]. Sebbene la trasmissione della toxoplasmosi durante l’embriogenesi, ossia nelle prime fasi della gravidanza, sia rara questa provoca effetti più gravi sul feto tra cui: idrocefalo (aumento del volume dei ventricoli cerebrali come conseguenza o della riduzione della massa cerebrale o della eccessiva produzione di liquor), microcefalia (il cervello si sviluppa in modo anomalo e rimane piccolo provocando una dimensione ridotta anche della testa), strabismo, cecità, epilessia, ritardo psicomotorio e mentale e anemia [1].

Mentre, in caso di infezione materna nel corso del terzo trimestre spesso si traduce in neonati asintomatici [1]. Tuttavia, se non trattati adeguatamente, questi neonati potrebbero sviluppare retino-coroidite (infiammazione che colpisce l’occhio) e deficit neurologici nell’infanzia o nella prima età adulta.

Non ci sono prove di trasmissione di T. gondii attraverso l’allattamento al seno o mediante il contatto diretto tra esseri umani.

Toxoplasmosi: quale dieta in gravidanza?

È importante, quindi, prestare attenzione e mettere in atto alcuni comportamenti che possano ridurre la possibilità di contrarre la toxoplasmosi. In particolare, bisognerebbe [2]:

  • evitare il consumo di carni crude o poco cotte e degli insaccati, come per esempio prosciutto crudo e salumi;
  • cuocere bene la carne e le pietanze surgelate già pronte;
  • lavare bene frutta e verdura, anche le insalate già preparate, prima della manipolazione e del consumo. Si potrebbero anche utilizzare dei guanti di lattice per maneggiare la frutta e la verdura in estrema sicurezza;
  • proteggere il cibo e gli alimenti dal contatto con gli insetti come le mosche;
  • lavare sempre le mani dopo il contatto con la carne cruda ed evitare il contatto con le mucose se si hanno le mani sporche;
  • lavare con acqua e sapone superfici, utensili da cucina e mani venute a contatto con carni crude, pollame, pesce, frutta e verdure.
  • usare guanti di gomma per manipolare la terra (per esempio quando si fa giardinaggio) e ogni altro materiale potenzialmente contaminato con le feci di un gatto;
  • se c’è un gatto in casa è opportuno pulire la lettiera quotidianamente e, se possibile, affidare ad altri questo compito e in ogni caso usare sempre guanti di gomma. Evitare contatti con gatti randagi.

 Fonte:

[1] Chaudhry SA, Gad N, Koren G. Toxoplasmosis and pregnancy. Can Fam Physician. 2014;60(4):334-336;
[2] MyPersonalTrainer.