Quanto sono accessibili le informazioni sulla contraccezione? Negli ultimi 50 anni è cresciuto l’utilizzo dei metodi contraccettivi nel mondo, ma ancora oltre 160 milioni di donne non hanno accesso a farmaci e presidi necessari per evitare una gravidanza indesiderata, come riporta uno studio internazionale coordinato dalla University of Washington a Seattle e pubblicato sulla rivista The Lancet.

 Lo studio rileva che le donne nelle fasce di età comprese tra 15 e 19 anni e tra 20 e 24 anni hanno i tassi più bassi di domanda soddisfatta a livello globale, rispettivamente al 65% e al 72%. In pratica 43 milioni di giovani donne e adolescenti nel 2019 non hanno avuto accesso ai contraccettivi di cui avevano bisogno.

Quello che, però, ci interessa analizzare in questo articolo è il livello di accesso alle informazioni sulla contraccezione in Italia e nel resto del mondo. Per questo abbiamo preso in esame alcuni studi.

 L’accesso all’informazione sulla contraccezione negli Stati Uniti

In uno studio (1) condotto su 545 università pubbliche americane è emerso che in 357 (66%) delle università del campione, sono state trovate evidenze di alcune informazioni relative alla contraccezione. Dall’analisi del campione è emerso, in particolare, che all’aumentare della popolazione studentesca che riceve borse di studio, quindi studenti a basso reddito iscritti, si associa una diminuzione del 3-6% delle probabilità di presenza delle informazioni sulla contraccezione.

Allo stesso modo, a un aumento di un punto percentuale nella popolazione studentesca che è di sesso femminile è associato un aumento del 3-6% delle probabilità di presenza di informazioni sulla contraccezione (1).

Infine, le università che offrono lauree in medicina hanno una probabilità dell’82% più alta di fornire informazioni sui contraccettivi reversibili a lunga durata d’azione sui loro siti web e le università che hanno una dimensione istituzionale di oltre 10mila studenti sono quasi quattro volte più propense ad avere informazioni sulla contraccezione sui loro siti web, rispetto a quelle con una dimensione istituzionale più piccola (1).

In conclusione, dall’analisi è emerso che le informazioni sulla contraccezione sui siti web dei centri sanitari studenteschi universitari sono associate a una serie di fattori legati alla demografica studentesca, alle caratteristiche istituzionali e alla localizzazione dell’università (1).

 L’accesso all’informazione sulla contraccezione in Italia

 

Nel Contraception Atlas 2019, che misura l’accesso alla contraccezione in 45 Stati dell’Europa geografica, l’Italia occupa la 26° posizione con un tasso del 58% (2). Un valore molto lontano da Gran Bretagna, Francia o Spagna e più vicino a paesi come la Turchia e l’Ucraina.

Il ritardo italiano nell’accesso alla contraccezione e alle informazioni legate a questa è confermato anche da diversi studi nazionali. In Italia, il riferimento più recente sui comportamenti riproduttivi è l’ultima analisi Istat “La salute riproduttiva della donna”, pubblicata nel 2017, a conclusione di uno studio sulla condizione delle donne in Italia. Secondo questo studio, la maggioranza della popolazione tra i 18 e i 54 anni (circa il 62%, di cui 57% donne e 66% uomini) utilizza metodi per pianificare o evitare una gravidanza: il preservativo e la pillola sono quelli più utilizzati. Eppure, lo stesso Istituto dichiara: “nonostante un maggior ricorso a metodi moderni (soprattutto pillola e preservativo), non si può ancora affermare che in Italia sia stata compiuta in modo definitivo la “rivoluzione” contraccettiva, intesa come transizione verso una diffusione estesa di metodi moderni ed efficaci”. Infatti, subito dopo il preservativo e la pillola, il coito interrotto è il metodo più diffuso per evitare una gravidanza (20%).

Una tendenza, quella italiana, confermata anche dal “Barometro dell’accesso delle donne alle moderne scelte contraccettive in 16 Paesi della Comunità Europea” (3). Secondo l’analisi, infatti, il punteggio dell’Italia non è cambiato rispetto al Barometro precedente e rimane piuttosto basso (22,4%) rispetto agli altri 15 membri dell’Ue presi in esame. Sembrerebbe che la salute e i diritti in campo sessuale e riproduttivo non costituiscono una priorità per la politica italiana, nonostante i diversi tentativi di stimolare un dibattito pubblico.

Fonti:

(1) Kakar V, Kulkarni A, Holschuh C, Smirnova A, Modrek S. Contraception information on the websites of student health centers in the United States;
(2) Atlas italiano sull’accesso alla contraccezione;
(3) Barometro dell’accesso delle donne alle moderne scelte contraccettive in 16 Paesi della Comunità Europea.