Forse ne avete già sentito parlare, ma gli estrogeni sono i principali ormoni sessuali femminili.

Il loro impatto è maggiore di quanto si possa immaginare: non solo intervengono su fertilità, sviluppo sessuale e libido, ma svolgono anche un ruolo nella funzione cognitiva, nella regolazione dell’umore e nella salute di cuore e ossa [1].

Gli ormoni sono infatti sostanze prodotte dalle ghiandole endocrine e capaci di stimolare diverse funzioni organiche, oltre che di regolare o influenzare l’equilibrio di importanti meccanismi vitali come la crescita, ma anche i processi metabolici o il tono neurovegetativo [6].

Cosa succede quando sono presenti in quantità superiore al normale?

Gli estrogeni svolgono un ruolo importante nella proliferazione cellulare di vari tessuti, agendo come fattori di crescita. Infatti, l’iperestrogenismo può indurre una maggiore proliferazione dei tessuti uterini, in particolare dell’endometrio. Questa crescita indotta dagli estrogeni appare inizialmente come un ispessimento endometriale, che può evolvere ulteriormente in patologie proliferative (es. polipi endometriali).

L’iperestrogenismo è una condizione che può interessare alcune situazioni patologiche dell’età fertile, come ad esempio polipi endometriali, iperplasia endometriale, endometriosi e adenomiosi e a prescindere da queste condizioni risulta essere presente in maniera prevalente durante la fase perimenopausale, ossia il passaggio dalla premenopausa (fase fertile) alla menopausa [2].

Solitamente questa condizione si accompagna a una riduzione dei livelli di progesterone che normalmente ha il compito di contrastare l’azione degli estrogeni. Infatti, si parla di iperestrogenismo in diverse situazioni:

  • quando gli estrogeni sono alti e il progesterone è normale,
  • quando il progesterone è basso e gli estrogeni alti,
  • quando gli estrogeni sono normali e il progesterone è basso.

Iperestrogenismo in perimenopausa, perchè?

Perché il rischio è maggiore in perimenopausa? Durante questo periodo, possono presentarsi i primi cicli anovulatori che spingono i “sistemi di controllo centrali” a compensare questa anovulazione che determina un aumento dei livelli di FSH (ormone follicolo-stimolante) volti a facilitare la maturazione del follicolo e l’ovulazione, e che causano quindi iperestrogenismo.

Le evidenze scientifiche, infatti, ci dicono che in questa fase la donna è esposta a una quantità maggiore di estrogeni rispetto a una donna in età fertile. Sembra assurdo ma è così. Questo spiega perché andando avanti con l’età, e soprattutto in fase perimenopausale, aumenta la probabilità di contrarre delle patologie ginecologiche estrogeno-sensibili.

Quali sono i sintomi più frequenti dell’iperestrogenismo?

I sintomi più frequenti che accompagnano le patologie ginecologiche associate all’iperestrogenismo sono correlate al sanguinamento uterino anomalo, tra cui il più frequente è il flusso mestruale abbondante o menorragia [3]. Da un punto di vista medico, si definisce menorragia quando la perdita ematica mestruale è maggiore di 80ml e/o dura più a lungo del normale flusso mestruale, considerando che la normale durata della mestruazione è di 7 giorni [4].

Le donne che ne soffrono hanno un impatto negativo sulla qualità della vita, sia a livello emotivo che fisico, dove la paura di sporcarsi mette a disagio la donna al solo pensiero.

Cosa succede in menopausa?

È risaputo che passato questo periodo di transizione, la donna in menopausa va verso una carenza di estrogeni. Il corpo per compensare questa perdita, grazie al tessuto adiposo cerca di produrre altri estrogeni (estrone) che hanno proprio il compito di proteggere la donna dall’ipoestrogenismo.

Non è solo la quota estrogenica che cambia, ma vi sono altre alterazioni ormonali che accompagnano la transizione menopausale, come il calo dei livelli di testosterone. Infatti, già a partire dai 40 anni di età nella donna i livelli di testosterone totale plasmatico iniziano a ridursi rispetto al picco che si registra intorno ai 20 anni, fino a diventare ¼ nelle donne di 60 anni. Parallelamente si assiste a un calo del desiderio sessuale, che è tra i sintomi menopausali più frequenti a lungo termine [5].

Come capire se gli estrogeni sono alti?

Se il medico sospetta che si possa soffrire di iperestrogenismo probabilmente prescriverà degli esami del sangue per controllare i livelli ormonali. I risultati possono anche dire che i livelli di estrogeni sono nella norma, ma questo non vuol dire che c’è un asse ormonale in equilibrio. [6]

Infatti, anche se il corpo non produce abbastanza progesterone per controbilanciare gli effetti degli estrogeni, la sintomatologia può impattare ugualmente e negativamente la qualità della vita.

Ecco cosa fare per contrastare l’iperestrogenismo

Sicuramente seguire una dieta varia ed equilibrata e uno stile di vita sano è alla base per vivere in armonia con il proprio corpo e anche per sostenere l’equilibrio ormonale.

Ridurre i picchi di zucchero nel sangue è uno dei primi passi da compiere. Per fare questo, è importante scegliere carboidrati complessi (verdure, legumi, alcuni cereali ma integrali) ed evitare succhi, bibite, snack, pasticcini, condimenti o alcol. E se, per qualche motivo, si finisce comunque per mangiare questi alimenti, è bene non mangiarli da soli, ma cercare di introdurre nella dieta qualche alimento ricco di fibre, grassi o proteine. Il consumo di proteine di qualità è essenziale per il corretto funzionamento del fegato e il suo processo di eliminazione degli estrogeni. E tra gli alimenti immancabili ricchi di acidi grassi omega 3 troviamo il pesce azzurro, le noci, la chia e i semi di lino. [7]

Esistono invece anche alimenti in grado di modulare l’attivazione dei recettori degli estrogeni. È il caso delle vitamine del complesso B che si possono trovare in alimenti come sardine, uova intere, fegato, manzo magro e pollo, pesce, lieviti e semi come girasoli, noci. [8]

Inoltre, le recenti evidenze scientifiche supportano l’utilizzo di complementi alimentari a base di D-Chiro-inositolo, che sono in grado di contrastare l’aumento della quota estrogenica e di conseguenza alleviare la sintomatologia associata [9].

Fonti
[1] myPersonalTrainer: Estrogeni: cosa sono, funzioni e perché sono importanti
[2] O’Connor, Kathleen A et al., Total and unopposed estrogen exposure across stages of the transition to menopause.
[3] Jain V et al., Uterine bleeding: how understanding endometrial physiology underpins menstrual health
[4] E. Rattighieri et al., Aspetti endocrini, diagnostici e terapeutici delle menometrorragie in età perimenopausale
[5] I. Scavello et al., Sexual Health in Menopause.
[6] Io Donna: Ormoni femminili: quali sono i principali e che sintomi possono dare quando sono sballati?
[7] liberadaidolori.it: Come un eccesso di estrogeni (alti) può peggiorarti la vita
[8] Tienda frtilidad: Cos’è l’iperestrogenismo, quali sono le sue cause e tipi
[9] R. Gambioli et al., The use of D-chiro-Inositol in clinical practice