Quando si parla di diabete di tipo 2, si pensa spesso a una malattia che “colpisce tutti allo stesso modo”, ma in realtà non è così. Il nostro corpo, i nostri ormoni, perfino il modo in cui accumuliamo il grasso o reagiamo allo stress, cambiano profondamente da persona a persona e tra donne e uomini le differenze contano più di quanto immaginiamo.

Per questo motivo, negli ultimi anni la scienza ha cominciato a guardare il diabete con una lente nuova: quella della medicina di genere. E ciò che è emerso è molto chiaro: uomini e donne non si ammalano nello stesso modo, non sviluppano le stesse complicanze e, spesso, non ricevono neppure le stesse cure.

La settimana della Giornata Mondiale del Diabete è l’occasione perfetta per parlare di consapevolezza e prevenzione. Scopri di più nell’articolo, buona lettura!

Cosa dice lo studio

Uno studio pubblicato su Il Diabete ha analizzato proprio questo aspetto. [1]

Da quanto è emerso, gli uomini sviluppano più facilmente il diabete in età precoce, spesso perché accumulano grasso nella zona addominale e mostrano alterazioni della glicemia a digiuno. Le donne, invece, tendono a mantenere più a lungo una certa “protezione” metabolica grazie agli estrogeni e al diverso modo in cui il corpo distribuisce il grasso. Tuttavia, quando questa protezione viene meno (dopo la menopausa) il rischio aumenta in modo significativo.

C’è anche un altro dato che colpisce: le donne arrivano spesso alla diagnosi di diabete più tardi rispetto agli uomini, quando la malattia è già accompagnata da pressione alta, aumento di peso o colesterolo alterato. Eppure, una volta che il diabete si manifesta, le complicanze possono essere più gravi. Le donne con diabete hanno infatti un rischio più alto di infarto e ictus, e spesso ricevono trattamenti meno intensi o tardivi.

Cosa dicono gli studi più recenti

E anche le ricerche più recenti non fanno che confermare questa differenza. [2]

La prevalenza del diabete di tipo 2 è in costante aumento in entrambi i sessi, ma con alcune differenze significative. Gli uomini, infatti, tendono a ricevere la diagnosi in età più giovane e con una massa grassa inferiore rispetto alle donne. A livello globale, si stima che il diabete colpisca circa 17,7 milioni di uomini in più rispetto alle donne.

Le donne, tuttavia, arrivano spesso alla diagnosi con un carico maggiore di fattori di rischio, in particolare l’obesità, e lo stress psicosociale sembra incidere in modo più marcato sul loro rischio di sviluppare la malattia. Nel corso della vita, poi, il corpo femminile attraversa numerosi cambiamenti ormonali e metabolici legati alla sfera riproduttiva: gravidanza, allattamento, menopausa.

La gravidanza in particolare può far emergere alterazioni metaboliche latenti, portando alla diagnosi di diabete gestazionale, considerato oggi uno dei principali fattori predittivi del successivo sviluppo di diabete di tipo 2. Con la menopausa, infine, il profilo cardiometabolico delle donne tende a peggiorare, aumentando ulteriormente il rischio.

Come ormoni e menopausa influenzano il rischio di diabete

Anche la distribuzione del grasso corporeo gioca un ruolo fondamentale. [2]

Negli uomini, tende ad accumularsi soprattutto nella zona viscerale, quella “pancia” che non è solo una questione estetica, ma un vero e proprio campanello d’allarme metabolico.

Nelle donne, invece, prima della menopausa il grasso si concentra più spesso su fianchi e glutei, aree non considerate pericolose. Con la menopausa, però, l’equilibrio cambia: la caduta degli estrogeni favorisce l’accumulo di grasso addominale e aumenta la resistenza all’insulina. È in questo momento che cresce in modo significativo il rischio di diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari.

Oggi sappiamo anche che il diabete non colpisce solo “chi mangia troppo zucchero” o “chi si muove poco”. È quindi anche e soprattutto una questione di ormoni, età e fasi della vita. Per molte donne, la transizione ormonale della menopausa rappresenta un punto di svolta cruciale, proprio come la gravidanza lo è stata per chi ha sperimentato un episodio di diabete gestazionale.

Perché tutto questo è importante

Capire queste differenze serve a cambiare il modo in cui ci prendiamo cura di noi stesse. Non si tratta solo di “controllare la glicemia”, ma di ascoltare il corpo e riconoscere i segnali che manda. Una donna che inizia a notare un aumento del peso addominale, stanchezza insolita, pressione più alta o fame improvvisa può trovarsi in una fase di cambiamento metabolico che merita attenzione.

La prevenzione, in questo senso, diventa un gesto di amore verso sè stesse. Fare attività fisica regolare, dormire bene, ridurre lo stress e seguire una dieta equilibrata sono strumenti preziosi, soprattutto in momenti delicati come la menopausa o il post-partum. Anche parlare con il proprio medico del rischio personale, e magari eseguire controlli mirati, può fare la differenza.

Molte donne non sanno, ad esempio, che la circonferenza vita è un indicatore importante per la salute metabolica. Oppure che il grasso addominale “nascosto” è il più pericoloso perché favorisce l’infiammazione e altera la risposta dell’organismo all’insulina.

Conclusioni

Nonostante i grandi progressi della ricerca, restano ancora molte zone d’ombra. Per decenni, gli studi sul diabete hanno coinvolto soprattutto uomini, lasciando in secondo piano le peculiarità femminili e rendendo più difficile comprendere a fondo come la malattia agisca sulle donne.

A complicare le cose si aggiunge il fatto che le differenze di genere legate allo stile di vita, al carico mentale, allo stress o ai ruoli sociali si intrecciano con quelle biologiche, rendendo spesso difficile separare ciò che deriva dagli ormoni da ciò che nasce dal contesto di vita.

Oggi le linee guida cliniche stanno finalmente iniziando a integrare raccomandazioni basate sul sesso, ma la strada è ancora lunga. Abbiamo bisogno di una medicina capace di vedere davvero le donne, che le consideri individui con bisogni, risposte e percorsi di salute propri. Perché prendersi cura della salute significa anche riconoscere le proprie differenze. Solo imparando ad ascoltare il corpo delle donne nei suoi cambiamenti, nei suoi segnali, nelle sue fasi possiamo davvero parlare di prevenzione e di cura.

Fonti

[1] Murro I. et al, Diabete mellito di tipo 2 e medicina di genere
[2] Alexandra Kautzky-Willer et al., Sex differences in type 2 diabetes